Pa­gi­na 8 di 15


Certo, i ka­mi­ka­ze erano mi­li­ta­ri in guer­ra con­tro gli USA, ma erano anche in­tel­let­tua­li in lotta con­tro la cor­ru­zio­ne oc­ci­den­ta­le del Giap­po­ne, con­tro il ca­pi­ta­li­smo, il vuoto mo­ra­le, la ba­na­lità della cul­tu­ra nor­da­me­ri­ca­na. La pu­rez­za e la ge­ne­ro­sità delle loro menti avreb­be aper­to la stra­da verso un Giap­po­ne più giu­sto… 

Di nuovo ri­tro­via­mo  menti for­te­men­te ideo­lo­gi­che che cre­sco­no in co­mu­nità chiu­se a forte im­pron­ta mistico-​militare. 

Ascol­tia­mo Sa­sa­ki Ha­chirò, morto a 22 anni: < Se il po­te­re del vec­chio ca­pi­ta­li­smo è qual­co­sa di cui non pos­sia­mo li­be­rar­ci fa­cil­men­te, ma che può es­se­re fatto a pezzi dalla scon­fit­ta nella guer­ra, al­lo­ra stia­mo per tra­sfor­ma­re il di­sa­stro in una for­tu­na…> 

Osama Bin Laden, oggi, nei suoi pro­cla­mi, pren­de a pre­sti­to la re­to­ri­ca Ka­mi­ka­ze: 

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R. Pape, di­ret­to­re del pro­get­to di Chi­ca­go sul ter­ro­ri­smo  sui­ci­da, do­cen­te di Scien­ze Po­li­ti­che, con un grup­po di la­vo­ro che pos­sie­de una delle più gran­di ban­che dati su tutti gli at­tac­chi ter­ro­ri­sti­ci sui­ci­di al mondo, dall’84 ad oggi, ba­sa­te anche su fonti arabe, russe,  tamil..: < La quasi to­ta­lità  di at­ten­ta­ti sui­ci­di non è mo­ti­va­ta da fa­na­ti­smo re­li­gio­so, ma ri­spon­de alla pre­ci­sa stra­te­gia di ob­bli­ga­re le mo­der­ne de­mo­cra­zie a ri­ti­ra­re le trup­pe dai ter­ri­to­ri con­si­de­ra­ti oc­cu­pa­ti >.

 Di qui l’i­dea che l’u­ti­liz­zo di forze mi­li­ta­ri, in­va­sio­ne, guer­ra, mol­ti­pli­chi il ter­ro­ri­smo sui­ci­da.  

Osama e Al Qaeda ( grup­pi mi­li­tan­ti isla­mi­ci del­l’A­sia cen­tra­le e sud orien­ta­le, della pe­ni­so­la araba, e del nord Afri­ca) rea­gi­reb­be­ro al fatto cha dal ’90 in poi gli USA hanno po­si­zio­na­to de­ci­ne di mi­glia­ia di trup­pe di terra sulla pe­ni­so­la Araba. 

Pape ha rac­col­to più di 500 sto­rie, nella mag­gior parte delle quali il primo con­tat­to con la vio­len­za è l’at­tac­co sui­ci­da. Nel suo libro < Dying to win> dice: < Il ter­ro­ri­smo sui­ci­da non è il pro­dot­to del fon­da­men­ta­li­smo isla­mi­co>. 

Ma poi com­pa­re una forte con­trad­di­zio­ne, quan­do so­stie­ne che  lea­ders nel campo del ter­ro­ri­smo sui­ci­da, fino a poco tempo fa, erano le Tamil Ti­gers, in Sri­Lan­ka, un grup­po se­co­la­riz­za­to di de­ri­va­zio­ne hindu, che ade­ri­sce al­l’i­deo­lo­gia mar­xi­sta.. Un gran­de fe­no­me­no ter­ro­ri­sti­co, dun­que, do­vu­to a lotte in­ter­ne, più che a  in­va­sio­ni.   

( Pape è ov­via­men­te al cor­ren­te del fatto che il ter­ro­ri­smo di ven­ti­cin­que, tren­t’an­ni fa, era d’o­rien­ta­men­to pre­va­len­te­men­te se­co­la­re, men­tre poi quel­lo con­tem­po­ra­neo  è ba­sa­to sul nuovo in­sor­ge­re di mo­vi­men­ti ra­di­ca­li re­li­gio­si. Ma, pro­prio per que­sto, l’i­dea dei ter­ri­to­ri in­va­si, oc­cu­pa­ti, come unica causa ezio­pa­to­ge­ne­ti­ca del ter­ro­ri­smo, è fra­gi­le.) 

Il 95% degli at­tac­chi ter­ro­ri­sti­ci de­ri­va, co­mun­que,  da gran­di or­ga­niz­za­zio­ni. mi­li­tan­ti che hanno sup­por­ti pub­bli­ci si­gni­fi­ca­ti­vi… (Si ri­pro­po­ne la la­bi­lità del con­fi­ne: Ter­ro­re o Ter­ro­ri­smo?) 

 

Tutto que­sto ci  ri­por­te­reb­be alle tesi di Twem­low, cioè alla con­si­de­ra­zio­ne del­l’as­se umiliazione-​vergogna-risentimento come pos­si­bi­le fat­to­re ezio­pa­to­ge­ne­ti­co della vio­len­za di­strut­ti­va, fino alla sua de­ri­va peg­gio­re, il ter­ro­ri­smo. 

La vio­len­za so­cia­le che nasce da que­sto asse, me­sco­la­ta alla vio­len­za dei pro­ces­si psi­co­di­na­mi­ci di certe età,  l’in­ten­sità del me­ta­bo­li­smo emo­zio­na­le in certe razze e cul­tu­re, in dati mo­men­ti sto­ri­ci, le loro tappe di svi­lup­po psi­chi­co su cui ci in­ter­ro­ghia­mo, nel so­spet­to di co­no­sce­re trop­po poco della in­te­ra­zio­ne tra grup­po e in­di­vi­duo in certe cul­tu­re, può dar luogo ad una spin­ta entusiastica-​ipereccitante verso im­pre­se idea­li idea­liz­za­te, e può por­ta­re ad agire la più di­su­ma­na della di­strut­ti­vità 

Se cer­chia­mo  ri­spo­ste anche at­tra­ver­so  i dati so­cia­li, dob­bia­mo, di nuovo, av­vi­ci­nar­ci al­l’i­dea di Twem­low: si trat­ta di uo­mi­ni tal­vol­ta  de­lu­si da aspet­ta­ti­ve di vita real­men­te im­pos­si­bi­li, o di sra­di­ca­ti im­mi­gra­ti di se­con­da e terza ge­ne­ra­zio­ne, alla pe­ri­fe­ria di gran­di città che non rie­sco­no ad ac­co­glier­li ve­ra­men­te. Città che ap­par­ten­go­no a paesi de­mo­cra­ti­ci for­te­men­te mul­ti­cul­tu­ra­li­sti,  che sem­bra­no aver pro­dot­to at­teg­gia­men­ti di così gran­de aper­tu­ra pa­ci­fi­ca, anche sulla base di di­fe­se come la ri­mo­zio­ne, la ne­ga­zio­ne, e il di­nie­go, uti­liz­za­te in modo ec­ces­si­vo per fare fron­te al­l’ag­gres­si­vità, alla colpa mas­sic­cia­men­te pre­sen­te, ma non ri­co­no­sciu­ta