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Chi sono

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La pas­sio­ne per la Psi­co­so­ma­ti­ca ini­zia pre­sto

Mi lau­reo in Me­di­ci­na e Chi­rur­gia alla Sta­ta­le di Mi­la­no (summa cum laude), con la tesi ‘‘L’an­sia e i mec­ca­ni­smi in­tra­psi­chi­ci e in­tra­so­ma­ti­ci nella pa­to­lo­gia della per­so­na­lità’’.
Per anni prima della lau­rea e nel­l’an­no post lau­rea sono in­ter­na pres­so la Cli­ni­ca psi­chia­tri­ca uni­ver­si­ta­ria, dove, con una ri­cer­ca prin­ci­pal­men­te cli­ni­ca, rac­col­go i dati per la tesi. Ma non vo­glio con­vo­glia­re su­bi­to nella psi­chia­tria e nella psi­coa­na­li­si: non esi­ste an­co­ra la spe­cia­lità in me­di­ci­na In­ter­na, mi spe­cia­liz­zo in pe­dia­tria con 70/70 e lode e una tesi sulle pa­to­lo­gie au­toim­mu­ni, con­si­de­ra­te le ma­lat­tie ponte per ec­cel­len­za tra psi­che e soma. Dal­l’i­ni­zio, dai miei studi uni­ver­si­ta­ri, co­min­cio a oc­cu­par­mi così del co­sid­det­to MB pro­blem, (l’e­ter­no) pro­ble­ma mente corpo.
 

Le ana­li­si

Men­tre la­vo­ro in pe­dia­tria alla cli­ni­ca uni­ver­si­ta­ria mi­la­ne­se De Mar­chi, ini­zio un’a­na­li­si per­so­na­le che dura 7 anni, a 4 se­du­te set­ti­ma­na­li, a Mi­la­no. Ra­gio­ni per­so­na­li e fa­mi­lia­ri mi por­ta­no poi a in­tra­pren­de­re una se­con­da ana­li­si, ben più breve, a Gi­ne­vra.

 

Di­ven­ta­re psi­coa­na­li­sta

Tra gli anni ‘80 e ‘90, come can­di­da­ta della So­cietà di psi­coa­na­li­si Sviz­ze­ra, a Gi­ne­vra (al cen­tro Ray­mond de Saus­su­re) e a Lu­ga­no (al cen­tro psi­coa­na­li­ti­co di­ret­to al­lo­ra da Pier­Ma­rio Ma­scian­ge­lo), seguo le­zio­ni, se­mi­na­ri, la­vo­ri di grup­po; a Gi­ne­vra e a Mi­la­no ho esper­ti psi­coa­na­li­sti su­per­vi­so­ri del mio la­vo­ro cli­ni­co; ho su­per­vi­sio­ni (di grup­po) anche a Lon­dra e a Pa­ri­gi; fac­cio parte di grup­pi teorico-​clinici di­ret­ti da psi­coa­na­li­sti quali René Dia­t­ki­ne, punto di ri­fe­ri­men­to umano e pro­fes­sio­na­le (ho la­vo­ra­to con lui sul tema del ‘so­gno’ e delle ‘psi­co­si’, per 8 anni).

 

I mae­stri

Uno dei mae­stri, Renée Dia­t­ki­ne.
Nato a Pa­ri­gi, di ori­gi­ni russe, ini­zia a la­vo­ra­re come psi­chia­tra al­l’O­spe­da­le pa­ri­gi­no Sainte-​Anne e fa una sua ana­li­si per­so­na­le con J. Lacan (E una se­con­da ana­li­si con un altro im­por­tan­te ana­li­sta, Nacht).
Una volta ana­liz­za­to da Lacan, a sua volta ha in ana­li­si il fi­lo­so­fo Louis Al­thus­ser ...
Pre­si­den­te della So­cietà psi­coa­na­li­ti­ca di Pa­ri­gi, è uno dei fau­to­ri di quel­la psi­coa­na­li­si “me­di­ca­liz­za­ta”, le­ga­ta alla psi­chia­tria, in rot­tu­ra con il pen­sie­ro di Lacan. De­di­can­do­si to­tal­men­te al­l’in­fan­zia, di­ven­ta uno dei più im­por­tan­ti psi­coa­na­li­sti in­fan­ti­li al mondo.
Dai suoi se­mi­na­ri im­pa­ro la psi­coa­na­li­si in­te­sa come “for­tis­si­ma, eter­na ca­pa­cità di fan­ta­sti­ca­re’’, eppur le­ga­ta stret­ta­men­te alla me­di­ci­na.



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En­tra­re nella so­cietà in­ter­na­zio­na­le di psi­coa­na­li­si (IPA)

A Berna, con un la­vo­ro poi pub­bli­ca­to: “Una fobia della lu­cer­to­la”, ot­ten­go il ti­to­lo di full mem­ber della So­cietà di Psi­coa­na­li­si Sviz­ze­ra, (SSP), che fa parte del­l’In­ter­na­tio­nal Psy­choa­na­ly­ti­cal So­cie­ty (IPA).

En­tra­re a pieno ti­to­lo in una pic­co­la, an­ti­ca, pre­sti­gio­sa isti­tu­zio­ne fon­da­ta da un genio quale è Freud (neu­ro­scien­zia­to, in­ven­to­re della psi­coa­na­li­si, pre­mio Nobel per la let­te­ra­tu­ra!) è una svol­ta.
Nel la­vo­ro sulla ‘fo­bia’ metto in­sie­me dati psi­coa­na­li­ti­ci e me­di­ci, le due lin­gue ... E l’in­te­res­se nel ‘bi­lin­gui­smo’ si ap­pro­fon­di­sce.
Con un altro la­vo­ro, pre­sen­ta­to anni dopo al cen­tro mi­la­ne­se Ce­sa­re Mu­sat­ti, ot­ten­go la dual mem­ber­ship nella So­cietà di Psi­coa­na­li­si Ita­lia­na (SPI).
Que­sto cam­mi­no di gran­de in­ve­sti­men­to, cu­rio­sità, pas­sio­ne, dura quasi 20 anni.
 
 
La parte più in­te­res­san­te del­l’in­te­ro iter psi­coa­na­li­ti­co
 
Dal primo con­gres­so della Fe­de­ra­zio­ne Eu­ro­pea di Psi­coa­na­li­si (FEP), a Praga, nel 2002, par­te­ci­po ogni anno per 12 anni, nei vari con­gres­si eu­ro­pei, a un grup­po teo­ri­co cli­ni­co di­ret­to da una nota psi­coa­na­li­sta fran­ce­se di ori­gi­ni ar­gen­ti­ne, Haidée Faim­berg. Vuol dire im­mer­ger­si molte ore al gior­no per più gior­ni con psi­coa­na­li­sti pro­ve­nien­ti dai paesi più di­spa­ra­ti e di madre lin­gua di­ver­sa, in un con­fron­to teo­ri­co cli­ni­co ba­sa­to sul­l’a­scol­to, alla ri­cer­ca di una sola cosa: tro­va­re una base co­mu­ne (Com­mon ground) con cui la­vo­ra­re nella cli­ni­ca. Il fatto straor­di­na­rio è che ascol­tan­do sul serio e a lungo, -​immergendosi a lungo nel­l’a­scol­to reciproco-​, no­no­stan­te le di­ver­sità, suc­ce­de di tro­va­re quasi sem­pre una vera base co­mu­ne.
 

La Psi­co­so­ma­ti­ca

Negli stes­si anni mi formo come Psi­co­so­ma­ti­sta at­tra­ver­so varie espe­rien­ze, sia in am­bi­to me­di­co, nella me­di­ci­na Psi­co­so­ma­ti­ca, con grup­pi di me­di­ci ri­cer­ca­to­ri e in nu­me­ro­si corsi e con­ve­gni, sia nel­l’am­bi­to della Psi­co­so­ma­ti­ca Psi­coa­na­li­ti­ca, prin­ci­pal­men­te alla scuo­la del ca­na­de­se Grae­me J. Tay­lor, psi­chia­tra, psi­coa­na­li­sta e psi­co­so­ma­ti­sta di ri­co­no­sciu­to va­lo­re, che in­sie­me ad altri stu­dio­si ha ap­pro­fon­di­to il campo della ale­xi­ti­mia, crean­do utili stru­men­ti di in­da­gi­ne.

 

Il la­vo­ro, le pub­bli­ca­zio­ni, la par­te­ci­pa­zio­ne alla po­li­ti­ca so­cie­ta­ria

La­vo­ro da su­bi­to come psi­coa­na­li­sta e psi­co­so­ma­ti­sta in pri­va­to.
In­se­gno in di­ver­se scuo­le di Psi­co­te­ra­pia in Ita­lia, e al cen­tro mi­la­ne­se di psi­coa­na­li­si Ce­sa­re Mu­sat­ti tengo le­zio­ni agli stu­den­ti sulla Psi­coa­na­li­si Fran­ce­se e sulla Psi­co­so­ma­ti­ca. Al cen­tro stes­so e in altri am­bi­ti per anni ho con­fe­ren­ze aper­te al pub­bli­co sulla Psi­co­so­ma­ti­ca.
 
Sono su­per­vi­so­re in campo psi­co­so­ma­ti­co, pri­va­ta­men­te, e in isti­tu­zio­ni.
Svol­go se­mi­na­ri in isti­tu­zio­ni pub­bli­che e pri­va­te. Un se­mi­na­rio che ri­cor­do con un gusto par­ti­co­la­re, nel giu­gno del 2015, è al­l’O­spe­da­le San Paolo di Mi­la­no, in psi­chia­tria: “Ri­pen­sa­re mente corpo in­con­scio: l’at­ti­tu­di­ne in­ge­nua a trat­ta­re il pro­ble­ma mente-​corpo con il trat­ti­no”.
Dei con­trat­ti uni­ver­si­ta­ri, ri­cor­do con in­te­res­se quel­lo a To­ri­no, a Psi­co­lo­gia Cli­ni­ca, alla Scuo­la di Spe­cia­lità di­ret­ta al­lo­ra da F. Bor­go­gno.
Sono re­spon­sa­bi­le della con­du­zio­ne di un certo nu­me­ro di grup­pi, in Psi­coa­na­li­si e in Psi­co­so­ma­ti­ca, isti­tu­zio­na­li e pri­va­ti. Al cen­tro mi­la­ne­se per esem­pio, nel 2014 ter­mi­no dopo 9 anni un la­vo­ro teorico-​clinico con un grup­po di col­le­ghi, su un tema a me caro “Psi­coa­na­li­si in ma­la­ti or­ga­ni­ci”.
 
Nasce una col­la­na di pic­co­li vo­lu­mi, fir­ma­ta per ora da au­to­ri che hanno par­te­ci­pa­to a quel grup­po, la Col­la­na Uto­piaIl Corpo e il Senso, che ini­zia a usci­re in In­ter­net con un primo vo­lu­me di cui sono io l’au­to­re. Il ti­to­lo di que­sto primo vo­lu­me coin­ci­de con il nome della col­la­na: 
Il Corpo e il Senso (Dopo la Psi­co­so­ma­ti­ca).
La col­la­na ri­ma­ne aper­ta a ul­te­rio­ri con­tri­bu­ti.



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Come, nel grup­po, la­vo­ria­mo al tema ‘Psi­coa­na­li­si in ma­la­ti ‘or­ga­ni­ci’ e come, nei vo­lu­mi ‘Il Corpo e il Sen­so’, svi­lup­pia­mo l’i­dea che la Psi­co­so­ma­ti­ca sia nata e cre­sciu­ta al­l’in­ter­no di un pe­ri­me­tro con­cet­tua­le da ri­ve­de­re.

Il senso e l'in­ten­to del cam­mi­no del grup­po nei 9 anni, men­tre ri­leg­gia­mo e di­scu­tia­mo buona parte del­l’in­te­ro corpo della Psi­coa­na­li­si che si oc­cu­pa di Psi­co­so­ma­ti­ca, cam­bia­no con­ti­nua­men­te di­ven­tan­do re­la­ti­va­men­te chia­ri e con­di­vi­si­bi­li solo nel tempo. Ri­ma­ne da sco­pri­re e ri­sco­pri­re in­sie­me se il senso e l'in­ten­to a cui mano a mano ap­pro­dia­mo sono suf­fi­cien­te­men­te 've­ri'.

Ci ren­dia­mo conto di pen­sa­re e par­la­re uni­ca­men­te al­l'in­ter­no di 'a­bi­tu­di­ni pre­di­spo­ste', vale a dire al­l’in­ter­no di ope­ra­zio­ni, di pra­ti­che, che sono poi le no­stre tec­ni­che, le co­no­scen­ze spe­cia­li­sti­che nei di­ver­si campi, le di­ver­se espe­rien­ze, le di­ver­se at­ti­tu­di­ni ca­rat­te­ria­li.
E ci ren­dia­mo conto che a volte non pen­sia­mo af­fat­to, ma ri­pe­tia­mo slo­gan che con­fer­ma­no ‘verità’ ri­por­ta­te.

Per esem­pio, con­ti­nuia­mo a par­la­re di mente e corpo (e am­bien­te) come fos­se­ro enti, realtà fuori di noi real­men­te esi­sten­ti, di cui dob­bia­mo tro­va­re l’a­nel­lo di con­giun­zio­ne. Quan­do smet­tia­mo di cer­ca­re cor­re­la­zio­ni tra quel­li che cre­dia­mo es­se­re er­ro­nea­men­te enti (la mente il corpo e l’am­bien­te che in quan­to entità di­stin­te si par­la­no, si in­fluen­za­no vi­cen­de­vol­men­te ...), ca­pia­mo sul serio di cosa si trat­ta: la mente non può che ri­man­da­re con­ti­nua­men­te al corpo e al­l’am­bien­te e vi­ce­ver­sa, e i tre ‘esi­sto­no’ per dif­fe­ren­za l’uno del­l’al­tro, in quan­to a crear­li, al­ter­na­ti­va­men­te, è il no­stro modo di pen­sa­re e sono le tra­du­zio­ni lin­gui­sti­che del­l’e­spe­rien­za che vi­via­mo.

Ossia essi, i tre in campo, sono solo pra­ti­che di scrit­tu­ra; modi di scri­ve­re un’e­spe­rien­za che ri­guar­da il vi­ven­te, l’uo­mo; modi di con­tat­ta­re que­sto dato, l’uo­mo, da parte del­l’uo­mo; e modi di pro­va­re a svol­ger­lo, a spie­gar­lo, at­tra­ver­so un di­spo­si­ti­vo al­fa­be­ti­co e spe­ci­fi­ci tipi di stru­men­ta­zio­ne.
Noi in­fi­ne non fac­cia­mo che stu­dia­re e tra­dur­re l’e­spe­rien­za che stia­mo vi­ven­do, a vari li­vel­li, con di­ver­se lin­gue (per esem­pio, la me­di­ca e la psi­coa­na­li­ti­ca), che hanno le loro spe­ci­fi­cità e le re­ci­pro­che in­com­pa­ti­bi­lità. Di­cia­mo che una cosa è men­ta­le o astrat­ta quan­do non la ve­dia­mo, quan­do non riu­scia­mo (an­co­ra) a iden­ti­fi­car­la con gli stru­men­ti adat­ti, men­tre una cosa è cor­po­rea quan­do la ve­dia­mo e la mi­su­ria­mo. Siamo noi con il no­stro ba­ga­glio di tec­ni­che a pen­sa­re e a dire così, non è che esi­sta­no per dav­ve­ro nel mondo cose cor­po­ree e cose men­ta­li!
 

Il grup­po di col­le­ghi negli anni si pro­po­ne di di­ven­ta­re ca­pa­ce, nella cura dei pa­zien­ti, di me­sco­la­re me­di­ci­na e psi­coa­na­li­si, quan­do è utile, (lo si vedrà nel libro), per poi tor­na­re a di­stin­gue­re le due lin­gue. Non perché la Me­di­ci­na parli di cosa è reale, e le Psi­co­lo­gie di cosa è fan­ta­sti­co e si debba tro­va­re il modo di dar “corpo” e cre­di­bi­lità alle fan­ta­sie; e non perché le con­qui­ste delle Neu­ro­scien­ze con­fer­mi­no ciò che la Psi­coa­na­li­si dice e dun­que si debba se­guir­le! Bensì perché que­ste due scien­ze, con i loro di­ver­si di­spo­si­ti­vi al­fa­be­ti­ci e gli spe­ci­fi­ci tipi di stru­men­ta­zio­ne, de­scri­vo­no ‘iden­ti­ca­men­te’ mo­men­ti di vita di es­se­ri umani che sof­fro­no.

La me­di­ci­na for­ni­sce dati uni­ver­sal­men­te va­li­di, che vanno tut­ta­via in­se­ri­ti nelle sin­go­le vite, nei vis­su­ti sog­get­ti­vi de­scrit­ti dalle psi­co­lo­gie, con il ri­schio se no di in­dur­re er­ro­ri. L’ac­co­sta­men­to delle due lin­gue, in­ve­ce, pre­ci­sa e ar­ric­chi­sce la dia­gno­si e la cura: le te­ra­pie ana­li­ti­che lo con­fer­ma­no.

 

Ar­ri­va­re a una verità con­di­vi­si­bi­le

Solo por­tan­do alla pa­ro­la, al con­cet­to, i vis­su­ti pro­fon­di delle no­stre 'a­bi­tu­di­ni', solo ren­den­do­ci conto in­sie­me di quan­to siamo abi­ta­ti da pre­con­cet­ti e verità di co­mo­do, solo riu­scen­do a di­sfa­re nel tempo quel­le che fino a un mo­men­to prima ci sem­bra­va­no verità inop­pu­gna­bi­li, solo ope­ran­do una de­co­stru­zio­ne con­ti­nua, ar­ri­via­mo a for­mu­la­re qual­co­sa che ge­ne­ra un senso per tutti, sia pure tran­si­to­rio, in di­ve­ni­re.

Sco­pria­mo ogni gior­no che le 'a­bi­tu­di­ni' sono tal­men­te de­ter­mi­na­te dalle cir­co­stan­ze della no­stra vita, dal­l'am­bien­te, dalle tra­di­zio­ni, dai di­scor­si che siamo av­vez­zi a fare- fat­to­ri che re­sta­no ta­ci­ti, quan­do non oscu­ri nel di­scor­so esplicito-​, da con­clu­de­re: pro­prio esse de­ter­mi­na­no il senso di verità.

Mano a mano che leg­gia­mo e ra­gio­nia­mo in­sie­me, le ‘abi­tu­di­ni’ cam­bia­no, si sco­va­no quan­tità im­pres­sio­nan­ti di fake news e si crea­no nuovi punti di ri­fe­ri­men­to.

Nasce un nuovo senso di verità, e il gran­de ca­pi­to­lo della Psi­co­so­ma­ti­ca me­di­ca e di una certa tra­di­zio­ne psi­coa­na­li­ti­ca ri­ma­ne un faro par­ti­co­lar­men­te adat­to per esplo­ra­re. Alla rin­cor­sa delle nuove ‘cer­tez­ze neu­ro­scien­ti­fi­che’ o nella sus­sie­go­sa presa di di­stan­za (il che è lo stes­so), cioè nel con­for­mi­sti­co mare ma­gnum delle ade­sio­ni e dei ri­fiu­ti, ri­ma­nia­mo morti.
Il libro men­zio­na­to, Il Corpo e il Senso (Dopo la Psi­co­so­ma­ti­ca) prova a spie­gar­lo dif­fu­sa­men­te.
 
Le pub­bli­ca­zio­ni più si­gni­fi­ca­ti­ve pre­pa­ra­to­rie al vo­lu­me in usci­ta sono prima di tutto un vero long sel­ler, a cui sono molto af­fe­zio­na­ta:
Pe­re­gri­ni C., Abra­ham G., Am­ma­lar­si fa bene. (La ma­lat­tia a di­fe­sa della sa­lu­te). Mi­la­no: Fel­tri­nel­li, 1989.
 
Inol­tre:
Pe­re­gri­ni C., & Ber­net­ti M.G. , Cas­sar­do C. , Ma­ri­no R. , Ra­mel­la M., Si­mo­ni­ni C., Viz­ziel­lo G. P., “Ve­de­re e im­ma­gi­na­re: un ap­proc­cio bi­lin­gue alla ma­lat­tia del corpo e della mente tra me­di­ci­na e psi­coa­na­li­si. Con­si­de­ra­zio­ni teorico-​cliniche.” 40° Con­gres­so So­cietà Psi­coa­na­li­ti­ca ita­lia­na, Se­mi­na­ri Mul­ti­pli, Bo­lo­gna, 2009.
 
Pe­re­gri­ni C., Cas­sar­do C., “L’in­con­scio e il corpo: un’i­den­tità “di­si­den­ti­ca”? Atti XV Con­gres­so Na­zio­na­le So­cietà Psi­coa­na­li­ti­ca ita­lia­na. Esplo­ra­zio­ni del­l’in­con­scio, Taor­mi­na, 27-30 mag­gio, 2009.

Pe­re­gri­ni C. et al., “Corpo, Mente, e Si­mul­ta­nei­da­de” Re­vi­sta De Psi­ca­na­li­se, vol XVII, 3: 499-​526, 2010.

Pe­re­gri­ni C., L’I­po­con­dria: un campo aper­to.
In: L’I­po­con­dria e il dub­bio (V. Egidi Mor­pur­go; G.Ci­vi­ta­re­se (a cura di)). Mi­la­no: F.An­ge­li, 2011.
 
Pe­re­gri­ni C. et al., “The un­con­scious body (true psy­che) and Dreams from the View­point of Si­mul­ta­nei­ty and Double-​Language” 
Atti FEP 25esima Con­fe­ren­za An­nua­le Pa­ri­gi. 29 marzo-​ 1 apri­le, 2012.

Pe­re­gri­ni C., "Pa­ni­co, Ansie e An­go­scia Ipo­con­dria­ca" Isti­tu­to Psi­co­te­ra­pia del Bam­bi­no e de­l'A­do­le­scen­te Mi­la­no: Mi­me­sis. Qua­der­no 36, p. 75-​108, 2012.

Curo la voce Psi­co­so­ma­ti­ca per Spi­pe­dia, l’en­ci­clo­pe­dia aper­ta della So­cietà Psi­coa­na­li­ti­ca Ita­lia­na (www.spi­web.it).
Ne rias­su­mo il mes­sag­gio di fondo:
da più di cento anni siamo al la­vo­ro in­sie­me, psi­co­lo­gi, psi­coa­na­li­sti, psi­co­so­ma­ti­sti, me­di­ci, in par­ti­co­la­re neu­ro­scien­zia­ti, per com­pren­de­re lo svi­lup­po del corpo mente umano stu­dian­do­lo con­tem­po­ra­nea­men­te a vari li­vel­li, di­stin­ti e stret­ta­men­te in­ter­con­nes­si, dal li­vel­lo del­l'or­ga­niz­za­zio­ne bio­lo­gi­ca, al li­vel­lo del fun­zio­na­men­to socio cul­tu­ra­le e psi­co­lo­gi­co.

Per de­cen­ni ci siamo oc­cu­pa­ti in­sie­me del­l'in­te­ra­zio­ne tra am­bien­te e ma­tu­ra­zio­ne delle strut­tu­re or­ga­ni­che e delle loro fun­zio­ni. In par­ti­co­la­re ab­bia­mo svi­lup­pa­to un mo­del­lo mul­ti­di­men­sio­na­le della re­la­zio­ne am­bien­te/strut­tu­ra/fun­zio­ne per av­vi­ci­nar­ci alla par­zia­le com­pren­sio­ne dello svi­lup­po emo­ti­vo umano, stu­dian­do per esem­pio come si crea in modo in­te­rat­ti­vo e quali strut­tu­re/ fun­zio­ni in­fluen­za il le­ga­me di at­tac­ca­men­to tra madre e bam­bi­no, la loro co­mu­ni­ca­zio­ne af­fet­ti­va.

Ades­so, a que­sto mes­sag­gio di fondo, ag­giun­ge­rei: come po­treb­be il le­ga­me di at­tac­ca­men­to non ‘in­fluen­za­re’ que­ste strut­tu­re, o, me­glio, come po­treb­be non es­ser­ci un forte rim­bal­zo lin­gui­sti­co tra l’am­bien­te e le strut­tu­re/fun­zio­ni, visto che am­bien­te corpo e mente altro non sono che tre tra­du­zio­ni lin­gui­sti­che del­l’e­spe­rien­za (unica) che stia­mo fa­cen­do? L’e­spe­rien­za ‘del vi­ve­re’?.

 

I pro­ble­mi po­li­ti­ci

Il 13 mag­gio 2006, a Mi­la­no, c’è un bel con­ve­gno, denso di in­con­tri e so­prat­tut­to di scon­tri:
Alle ra­di­ci del­l’o­dio. Un’a­na­li­si del fe­no­me­no ter­ro­ri­smo.
 
Con lo psi­coa­na­li­sta pa­le­sti­ne­se Awad, l’i­srae­lia­no Ber­man e lo scrit­to­re e gior­na­li­sta ita­lia­no Mario Pi­ra­ni. Pre­sen­to un la­vo­ro, che porto suc­ces­si­va­men­te in altre sedi e a cui tengo molto:
“Ter­ro­ri­smo: con­si­de­ra­zio­ni psi­coa­na­li­ti­che” pub­bli­ca­to nel Qua­der­no 10 del Cen­tro Mi­la­ne­se di Psi­coa­na­li­si, Alle ra­di­ci del­l’o­dio.
 
Lo scrit­to nasce in anni di studi e con­fron­ti in un grup­po di col­le­ghi con­dot­to dalla psi­coa­na­li­sta Al­ma­tea Usuel­li, per cer­ca­re di ri­spon­de­re a do­man­de fon­da­men­ta­li poste dalla So­cietà In­ter­na­zio­na­le di Psi­coa­na­li­si , dopo l’11 set­tem­bre 2001.
E sulla base di un testo: Vio­len­ce or Dia­lo­gue.
 
Le do­man­de: cosa può dire la Psi­coa­na­li­si sul ter­ro­ri­smo?
In quan­to psi­coa­na­li­sti, pos­sia­mo pro­va­re a spie­ga­re come nei ter­ro­ri­sti, re­li­gio­si , et­ni­ci, e po­li­ti­ci, ap­par­te­nen­ti a grup­pi gui­da­ti da lea­ders ca­ri­sma­ti­ci, la psi­co­lo­gia in­di­vi­dua­le sia for­te­men­te in­ter­cor­re­la­ta a quel­la dei loro grup­pi?
Pos­sia­mo, noi psi­coa­na­li­sti, con­si­de­ra­re e in­ter­pre­ta­re realtà che sono es­sen­zial­men­te di na­tu­ra so­cio­po­li­ti­ti­ca?
Pos­sia­mo fa­vo­ri­re la com­pren­sio­ne del fe­no­me­no nella sua com­ples­sità, e di­ven­ta­re utili nella messa in opera di stra­te­gie di­fen­si­ve ef­fi­ca­ci?

 

A pro­po­si­to di Vero e Falso.

Dal 2000 par­te­ci­po molto più at­ti­va­men­te alla po­li­ti­ca so­cie­ta­ria, in par­ti­co­la­re, alla mo­di­fi­ca­zio­ne delle re­go­le sta­tu­ta­rie, in modo di ar­ri­va­re al­l’a­bo­li­zio­ne del­l’a­na­li­si co­sid­det­ta di­dat­ti­ca.
Il mo­ti­vo di tante bat­ta­glie, com­pre­sa que­sta, è at­tor­no al so­li­to unico tema: il Vero e il Falso.
Detto così, suona un po’ dra­sti­co e lie­ve­men­te in­ge­nuo. Sap­pia­mo che la verità è cosa com­ples­sa, sap­pia­mo cosa vuol dire ar­ri­va­re a una verità con­di­vi­si­bi­le. Ciò non to­glie che vi­ve­re nella mag­gio­re au­ten­ti­cità e verità pos­si­bi­li porti vita, senso e forza alle cose che si fanno.
Da de­cen­ni si di­scu­te se l’a­na­li­si debba es­se­re solo ‘per­so­na­le’, mo­ti­va­ta dal bi­so­gno e dalla cu­rio­sità, op­pu­re, per chi vuole fare lo psi­coa­na­li­sta, (anche) di­dat­ti­ca, fi­na­liz­za­ta a scopi pro­fes­sio­na­li e quin­di parte fon­dan­te del­l’i­ter di for­ma­zio­ne.
 
A un ester­no, non ad­det­to ai la­vo­ri, po­treb­be sem­bra­re che più ana­li­si fa il fu­tu­ro ana­li­sta, mag­gior ga­ran­zia di espe­rien­za e sa­lu­te men­ta­le darà ai pa­zien­ti ...
Il tema non è di fa­ci­le ri­so­lu­zio­ne, ma viene di­bat­tu­to dagli ad­det­ti ai la­vo­ri con tale esa­spe­ran­te dif­fi­coltà (non si trova mai una so­lu­zio­ne mi­ni­ma­men­te con­di­vi­si­bi­le), da chie­der­si se il pro­ble­ma vero non stia nel­l’im­pos­si­bi­lità di ri­nun­cia­re a una ‘ren­di­ta di po­si­zio­ne’ in tutti i sensi.

 

Io credo che l’a­na­li­si per­so­na­le sia un’e­spe­rien­za ne­ces­sa­ria per di­ven­ta­re ana­li­sti, (l’a­na­li­si prima di tutto è un’e­spe­rien­za che non ha nien­te a che ve­de­re con la sola co­no­scen­za). Tut­ta­via, dal mo­men­to che una certa au­ten­ti­cità è la ra­di­ce della qua­lità della vita e della pro­fes­sio­ne , un trat­ta­men­to non chie­sto dal pa­zien­te per sof­fe­ren­za, ma ‘im­po­sto’ al pa­zien­te/fu­tu­ro ana­li­sta per fini pro­fes­sio­na­li, con una scel­ta ‘ob­bli­ga­ta’ del cu­ran­te al­l’in­ter­no del­l’i­sti­tu­zio­ne di for­ma­zio­ne; e inol­tre un trat­ta­men­to in­qui­na­to dal­l’i­dea che esi­sta un’a­na­li­si di­dat­ti­ca mi­glio­re delle altre, poiché con­dot­ta da psi­coa­na­li­sti più in alto nella scala ge­rar­chi­ca si pre­sen­ta già così mi­na­to in par­ten­za, che l’u­ni­ca so­lu­zio­ne pos­si­bi­le sem­bra es­se­re la to­ta­le de-​istituzionalizzazione del­l’a­na­li­si.

Ogni trat­ta­men­to ana­li­ti­co va con­dot­to in un am­bien­te pro­tet­to, fuori da ogni sguar­do ester­no e da ogni in­ge­ren­za, quin­di in am­bien­te non isti­tu­zio­na­le!

A ca­val­lo tra il 2010 e il 2011 pren­de corpo al­l’in­ter­no della SPI un in­ten­sis­si­mo, ap­pas­sio­na­tis­si­mo, par­te­ci­pa­tis­si­mo di­bat­ti­to on on­li­ne at­tor­no a que­sto tema. (Di­bat­ti­ti SPI on­li­ne a cura di F. Car­na­ro­li, www. SPI web: SULLA PRO­PO­STA DI EMEN­DA­MEN­TO AL­L’ART. 2 DEL RE­GO­LA­MEN­TO SPI).

A Mi­la­no, il 7 mag­gio 2011, al con­ve­gno Au­to­rità e leggi nelle cul­tu­re post-​paternaliste, pre­sen­to: "L'I­sti­tu­zio­ne Psi­coa­na­li­ti­ca tra cam­bia­men­to e tra­di­zio­ne pa­ter­na­li­sti­ca".

A Bo­lo­gna, il 28 mag­gio 2011, con M. Be­zoa­ri, R. Jaffè, A. Usuel­li, al
Con­ve­gno a Se­mi­na­ri Mul­ti­pli della So­cietà Psi­coa­na­li­ti­ca Ita­lia­na, pre­sen­tia­mo:
“L’a­na­li­si di­dat­ti­ca, Note sto­ri­che, Ri­fles­sio­ni cri­ti­che, Pro­spet­ti­ve at­tua­li e fu­tu­re”.
 
II 16 set­tem­bre 2011, una data sto­ri­ca per la pic­co­la so­cietà di psi­coa­na­li­si ita­lia­na, l’e­men­da­men­to n. 2, un emen­da­men­to as­so­lu­ta­men­te im­per­fet­to che vuole es­se­re solo il primo passo verso una se­pa­ra­zio­ne del­l’a­na­li­si per­so­na­le (dei fu­tu­ri ana­li­sti) dal trai­ning e dal­l’i­sti­tu­to di trai­ning, nella spe­ran­za di de- isti­tu­zio­na­liz­za­re nel tempo l’a­na­li­si, è ap­pro­va­to a larga mag­gio­ran­za. Vale a dire che l’i­dea di fare/dover fare un’a­na­li­si di­dat­ti­ca a que­sto punto do­vreb­be pro­prio co­min­cia­re a tra­mon­ta­re. Vota quasi l’ot­tan­ta per cento degli aven­ti di­rit­to, que­sto è il fatto straor­di­na­rio.
 
Dal 1 feb­bra­io al 14 apri­le 2012, segue, in in­ter­net, ma nella se­zio­ne pri­va­ta della SPI, un altro di­bat­ti­to teorico-​clinico fiume:
Isti­tu­zio­ne, Grup­pi, Al­lean­ze In­con­sce (a cura di Fran­ce­sco Car­na­ro­li e Clau­dia Pe­re­gri­ni),
a par­ti­re da una re­la­zio­ne di C. Pe­re­gri­ni e M.Ra­mel­la: Si­len­zio e con­for­mi­smo: patti de­ne­ga­ti­vi e al­lean­ze in­con­sce nel­l’at­tua­le so­cietà psi­coa­na­li­ti­ca”.
 

Perché ne parlo

Parlo dif­fu­sa­men­te di tutto que­sto anche per dire l’e­stre­ma vi­va­cità (sale della vita!) di que­gli anni isti­tu­zio­na­li, anni di rara au­ten­ti­ca ap­pas­sio­na­ta par­te­ci­pa­zio­ne col­let­ti­va. D’al­tra parte, senza pas­sio­ne verità e au­ten­ti­cità non si da al­cu­na ‘cura’ psi­coa­na­li­ti­ca e vi­ve­re (in ge­ne­ra­le e in par­ti­co­la­re al­l’in­ter­no del­l’i­sti­tu­zio­ne) di­ven­ta il so­li­to gioco opaco, sem­pre ugua­le, dove le re­go­le del po­te­re e del con­for­mi­smo, spes­so con­trab­ban­da­te, ren­do­no ste­ri­le ogni par­te­ci­pa­zio­ne. Ri­ma­nia­mo morti.

Alla fine del 2014 mi di­met­to dalla So­cietà di Psi­coa­na­li­si Ita­lia­na.

Alla fine del 2020, con la nuova pre­si­den­za di Sa­ran­tis Tha­no­pu­los (per il rin­no­va­men­to SPI). mi viene chie­sto di rien­tra­re nella So­cietà di Psi­coa­na­li­si Ita­lia­na.



Qui sotto, i miei figli.
Ilaria

Ila­ria Stuc­chi è me­di­co pe­dia­tra in Pa­to­lo­gia Neo­na­ta­le al­l’O­spe­da­le dei Bam­bi­ni ‘Vit­to­re Buz­zi’ di Mi­la­no. (La­vo­ra prin­ci­pal­men­te con i gran­di im­ma­tu­ri)




Andrea

An­drea Stuc­chi (l’ul­ti­mo a de­stra, col suo team in Afri­ca, Tan­za­nia) è av­vo­ca­to di di­rit­to in­gle­se e con­su­len­te le­ga­le in ma­te­ria di par­te­na­ria­to pub­bli­co pri­va­to pres­so la Banca Mon­dia­le.