Claudio  Cassardo
psicoterapeuta

Messaggi: 0
Data Reg.: Mar, 2018
Discorsi Teorico - Clinici

16 Feb, 2019 - 20:52


Le malattie della mente non si vedono e quelle del corpo si vedono: questa è una differenza e una diceria che crea mentalità e cultura.  

La mentalità favorita da questa differenza e da questa diceria riguarda il sospetto. Verso la malattia che non si vede si crea una mentalità del sospetto: non ci credo.  

E si crea una cultura della magia: i malanni vanno via se li interpreti, o se usi i fiori di Bach, o se preghi e li scacci.  

Mentre verso la malattia che si vede si crea una mentalità del settore, il pezzo del corpo ferito che non ha rapporto con la persona di cui tuttavia è un aspetto: credo solo a quello.  

E si crea una cultura della sottrazione, i malanni vanno via se li levi, e via loro l’uomo che ne soffriva è come prima. Vanno via per sempre.  

Suppongo che esista una credenza popolare, anche se non ben visibile, che i malanni della mente non vanno mai via perché non ci sono, e i malanni del corpo vanno via per sempre perché sono accidenti che colpiscono il corpo e poi lo abbandonano.  

E’ un dilemma interessante questo. I malanni della mente non ci sono ma al contempo non vanno mai via, e si può pensare che le cose stiano cosi perché siamo legati a una segreta confusione tra la malattia che non si vede e il me, legati cioè al fatto che non la vedo perché è confusa con me.  

E all’opposto i malanni del corpo ci sono solo loro, senza il resto del corpo, perché siamo legati a una segreta convinzione che essi siano entità cadute dal cielo, le quali entrano nel corpo dai  buchi e non riguardano il me. 

Cioè possiamo rintracciare una tendenza a vedere la mente e il corpo come se fossero due cose opposte. E possiamo presumere che questa tendenza non riguardi solo le persone meno scolarizzate e ancora vicine a una cultura superstiziosa, ma riguardi anche persone più scolarizzate e vicine a una cultura aperta a questioni come il fatto che la mente e il corpo sono la stessa cosa. Ma un conto è teorizzarlo, un altro conto è intuirlo. 

Il punto complicato è come navigare verso questa intuizione perché, possiamo presumere, essa è cosi dolorosa che alcuni aspetti del cervello predispongono accorgimenti per smantellarla, tra i quali addirittura l’approntare una visione secondo la quale si tratta di due cose opposte.